Gandhi, il pacifismo e la violenza in difesa degli inermi.
Da Phobos
Mi ha sempre colpito quello che disse Gandhi riguardo i nazisti. Mi ha colpito e lasciato perplesso.
Gandhi disse di invitare Mussolini e Hitler a prendersi tutto quello che volevano.
I due dittatori volevano i territori delle altre nazioni?
Venite e prendeteli! intimava Gandhi, sono vostri. I possedimenti sono un male.
E se i due gentiluomini decidono di prendere le vostre case, gentilmente, evacuate le vostre abitazioni.
E se non vi permettono di andare via lasciate pure che vi massacrino tutti. Tutti.
Offrite le vostre gole alle lame dei fascisti e dei nazisti. Così disse.
E gli ebrei? Ma anche loro dovevano offrirsi, come gli agnelli che massacravano nel Tempio, al coltello del carnefice. Oppure potevano gettarsi in mare dalle scogliere. Importante era non cedere ai tiranni.
Fatti accoppare ma non cedere. Hitler trasforma l’intera Europa in un grande osceno mattatoio?
Va bene così. Ti scannano ma non mollare. Muori ma non accettare mai il male.
Gesù di Nazareth avrebbe detto e fatto lo stesso: su questo non ho dubbi.
Agostino, no! Lui avrebbe detto di combattere. Quando i vandali erano sotto le mura di Ippona Agostino non disse: spalancate le porte e offrite le gole! ingiunse di combattere.
E Anche Tommaso d’Aquino avrebbe giustificato la resistenza contro l’invasore perché legittimava il tirannicidio. E Sapete una cosa? Anche Hitler la giustificava in “Mein Kapf”.
Gandhi diceva che se si interveniva a East Timor o in Bosnia, in Ruanda o in Congo si commetteva un orrore simile a quello commesso dai carnefici. Diceva che se con la resistenza, ti confronti con Hitler, commetti un delitto simile a quello del tiranno. Se usi violenza contro Mengele sei anche tu un violento.
Una tirannia l’accetti e la opponi con la “non violenza”, non la rovesci con le armi. L’uso delle armi è sempre sbagliato. Hai Papa Doc, con il suo vudù e suoi Tonton Macoutes che ti massacra?
Bene: ti opponi pacificamente o te lo tieni.
Ma questo metodo, che funzionò nobilmente con gli inglesi, avrebbe funzionato con Pol Pot, Stalin, Hitler o Himmler o Gengis Khan?
Ed è bene ricordare che anche il pacifismo gandhiano, si voglia o non si voglia, produsse oltre un milioni di morti per la partizione tra India e Pakistan.
Insomma: per Gandhi l’interventismo umanitario è roba da dimenticare. E’ un male opposto al male.
E male hanno fatto i partigiani europei a battersi contro l’invasore nazista.
Con la ricetta gandhiana Hitler avrebbe trionfato in tutta l’Europa.
Avrebbe esteso gli orrori di Dubno, Baby Yar, Rumbula, Kaunas a tutti i territori conquistati.
Mengele avrebbe continuato i suoi esperimenti, Göring si sarebbe ingrassato fino a scoppiare e Goebbels avrebbe continuato a vomitare la sua retorica tronfia e demonica sul mondo inorridito.
Noi lo sappiamo dove porta il pacifismo imbelle: porta a Chamberlain – e se mi permettete – al massacro costante e criminale di altre specie.
Una cosa è confrontarsi con gli inglesi, che hanno nel tessuto politico la filosofia laburista, un’altra confrontarsi con uno come Himmler che sposa la dottrina dello sterminio.
Piaccia o non piaccia una cosa sono gli inglesi, un’altra i nazisti tedeschi.
Certo: l’ideale è la totale non violenza. Una cosa stupenda e grandiosa. Quasi divina in questo mondo feroce, ma fino a quando c’è una specie che, come i nazisti, prevale sulle altre parlar di non violenza mi pare a dir poco limitato.
E non è che non ci voleva coraggio ad essere pacifista come lo erano i gandhiani. Ce ne voleva e molto.
Ma Luther King stesso, se si fosse mosso come si mosse in Alabama, nella Russia stalinista o nel Terzo Reich in meno di due giorni sarebbe stato eliminato o sarebbe finito a Buchenwald o a Kolima.
Quando la vita non conta il pacifismo è annientato in un batter d’occhio.
Ve li immaginate i monaci buddisti che manifestano pacificamente contro Pol Pot?
È stato il “fricchettonismo” universale a permettere il massacro dei Tutsi e degli Hutu democratici in Ruanda e gli orrori del Sudan.
Ve lo ricordate il generale canadese Romeo Dallaire che, avendo a disposizione solo 2500 uomini per contrastare l’onda selvaggia degli Hutu chiese altri 5000 caschi blu per bloccare i massacri e gli venne risposto picche?
Provate a chiedere a un fricchettone- di quelli che Sartori chiama i ciechi – pacifisti – cosa bisognava fare per fermare i massacri nel Ruanda e riceverete la risposta che meritate: nulla andava fatto; state buoni e calmi perché la violenza genera violenza. Stringete le chiappe e tacete. Ma non mollate.
E se ti affettano tuo figlio con un machete diresti la stessa cosa? Chiesi un giorno a un baldo giovanotto.
Rispose: è un problema che non si pone. Disse proprio così: è un problema che non si pone.
Accettare il massacro degli inermi come avvenne con gli armeni, i bosniaci, gli ebrei, i tutsi, i kurdi è un atto di profonda viltà. E’ un atto vergognoso. Imbelle.
Se ci fossero stati grandi giacimenti di petrolio nelle terre devastate dalla follia omicida queste cose non sarebbero accadute. Permettere Srebrenica è stato un grande male. Un atto di profonda codardia che ha macchiato europei e olandesi.
A Srebrenica, nel luglio del 95’, l’imbelle risposta delle nazioni unite alla violenza Serba e delle Tigri di Arkan diede il via al massacro di settemila bosniaci protetti dai caschi blu.
E Mladic e Karadzic non hanno ancora pagato per questo. Hanno pagato gli sterminatori iracheni dei kurdi, ma non Mladic e Karadzic che sono nascosti e protetti da madre Serbia.
Nel Darfur è stato commesso un genocidio: dal 2003 hanno ucciso più di 200.000 persone e provocato l’esilio forzato di oltre due milioni persone; ma se chiedi a un pacifista cosa si doveva fare ti risponderà: niente! Perché la violenza provoca violenza.
La teoria del non intervento, sempre sposata – ovviamente – dalla Cina, è un grande male perché permette il massacro di popolazioni inermi.
Quando ci furono gli scontri tremendi che seguirono la divisione dell’India in entità mussulmane e indù, Gandhi rimase paralizzato: ma il massacro, su basi religiose, ebbe luogo e fu micidiale.
Lo scrigno di Pandora era stato aperto e il pacifismo non era in grado di chiuderlo.
Davanti alla furia omicida dei khmer rouge, degli janjaweed, delle tigri di Arkan e degli interahamwe per i pacifisti assoluti è giusto tacere e portare a casa, per poi appendere la bandiera arcobaleno dalla finestra.
Sofri aveva ragione quando scrisse che occorreva una forza internazionale di pronto intervento in casi di genocidio o violenza verso gli indifesi.
E aveva ragione Rossana Rossanda quando disse: pacifista non sono e mi vergogno, ma non sono una
non violenta perché non capisco come si possa voltare l’altra guancia ai poteri brutali del mondo.
Io non sono pacifista e non mi vergogno.
Proviamo, ora, a guardare l’altra faccia della medaglia.
Ultimamente ho letto due libri che mi hanno convinto che noi trattiamo il “non umano” come i nazisti trattavano le popolazioni slave conquistate, gli ebrei e gli zingari.
Noi umani siamo i nazisti dell’orbe terracqueo e non lo capiamo. O lo capiamo ma facciamo finta di non capirlo come la popolazione tedesca fece finta di non sapere cosa accadeva nelle terre conquistate dall’avanzata nazista.
Quando Kurt Gerstein, un SS pentito, cercò di informare le autorità tedesche che stavano avvenendo orrori inenarrabili nei campi di sterminio nessuno ascoltò. Neanche le chiese cristiane. Tutti fecero finta di niente. Dissero; giustificando: Se combattiamo il bolscevismo qualcuno si farà male, no?
I due libri che ho letto sono: Le Bienveillantes di Jonathan Littel ed Europe Central di William T. Vollman.
Leggendo queste due romanzi, che sono arazzi terrificanti della barbarie nazista, mi sono accorto che, in
effetti, la brutalità nazista verso gli umani equivale alla barbarie umana verso il “non umano”.
Ma mentre la barbarie nazista era la ferocia del male contro popolazioni sconfitte, quella degli umani verso
il “non umano” é la barbarie di coloro che si credono giusti e che, invece, si comportano come efferati
nazisti. Noi umani, imbevuti della nostra normalità appiccicosa, siamo, de facto, come SS hitleriane verso il “non umano”. Siamo “specisti” assassini ma lo non lo riconosciamo.
Per un umano il mattatoio è un luogo che concede appetitose fettine di vitello per le proteine dei nostri baby, ma per il vitello massacrato il mattatoio è un campo osceno di sterminio.
Un luogo di assoluto orrore.
Se io chiedo ai giapponesi: chi vi da l’autorità a massacrare le balene? I giapponesi rispondono: se voi fate le tonnare in Sicilia come osate venire a dirci che non possiamo massacrare le balene?
Prevale la logica umana che ingiunge che massacrare un umano è un atto efferato, mentre massacrare un altro vivente “non umano” è prassi normale, come era prassi normale per un SS, in un campo di sterminio, trucidare un ebreo. L’ebreo andava sterminato perché era “subumano” l’animale va massacrato per due ragioni essenziali: perché è meno intelligente di noi umani e perché il Dio biblico, cristiano, islamico ha così decretato.
La risposta data dagli australiani e da Green Peace ai giapponesi è debole.
Australiani e Green Peace dicono che le balene hanno un cervello notevolmente sviluppato e sono dotate di un alto livello di intelligenza, e che tutto ciò che necessitiamo dalle balene si può ottenere da altri parti ed è, perciò, eticamente ingiusto ucciderle. La giustificazione è estremamente fiacca.
Ma Watson si distingue e sceglie l’unica logica via.
Dice: sono contro il massacro delle balene perché sono contro il massacro dei viventi: umani e non umani.
Se massacri canguri e gestisci immensi mattatoi la giustificazione degli australiani non regge.
Non puoi salvare le balene e divorare gli agnelli. Qui sorge il vero dilemma.
Si reagisce alle baleniere giapponesi per l’orrore che creano, ma si ignora la tonnara che è puro sangue e massacro.
Ho analizzato spezzoni filmati dei cavalli massacrati durante la ritirata nazista dalla Russia e sono rimasto inorridito. Il mondo è un luogo feroce perché così è l’universo.
L’universo è un luogo magico, incantato, misterioso e tremendo.
Darwin dice che l’evoluzione “è una forza simile a centomila cunei che cerca di spingere ogni genere di struttura adattata nelle lacune dell’economia della natura, o piuttosto di formare lacune spingendo fuori i più deboli. Lo scopo finale di tutta questa azione dei cunei deve essere quella di vagliare la struttura appropriata e adattarla al cambiamento.”
Questo è il mondo in cui viviamo. Un mondo feroce in un universo selvaggio, ordinato e di grande bellezza.
Il resto sono pippe. Sono poesie da Avon Ladies.
Ma in questo deserto di ferocia e di maestosa bellezza si sviluppa la coscienza.
Dove c’è vita, alcune volte, si sviluppa la coscienza.
E considerando che esistono 125 milioni di galassie e 200 miliardi di stelle nella solo Via Lattea c’è da immaginare che, oltre alla nostra, altre coscienze si saranno sviluppate nel cosmo.
Nella coscienza, delle volte, dopo un numero di anni indefinito si sviluppa la compassione.
La compassione è il fiore desertico che nasce nella ferocia e nella magnificenza spietata del divenire.
E’ il fiore che cresce nel fango. La ginestra desertica di Leopardi.
E’ come la rosa di Silesio che è perché è: senza ragione.
E’ come il Dio biblico che dice: io sono quello che sono.
Dalla singolarità compressa come un pallone di calcio esplode l’universo.
E l’universo, forse, raggiunge il suo apice nella coscienza compassionevole. Forse.
Hawking, nel suo corpo macellato dalla malattia, cerca sempre la risposta e fruga nell’infinitesimale e l’immenso. Spazia dal mondo delle particelle atomiche ai buchi neri. E i buchi neri non sono solo luoghi che intrappolano luce e cose. Non sono il nulla che ingoia. Sono punti che rigurgitano energia.
La peculiarità della coscienza è che si è sviluppata in un essere che è, ora, in grado di spiegare i misteri del cosmo. E questo essere, strabiliante nella sua capacità, pone un “abisso di essenza” – come afferma Heidegger – tra lui e il non umano. Max, il mio cane non potrebbe mai essere Hawking.
Ma la domanda che mi pongo è questa: come può un essere che è arrivato a una cognizione così profonda del cosmo vivere tra bugigattoli che appendono brandelli di carne insanguinati di altri viventi, come può vivere sapendo che i suoi simili torturano a morte e vivisezionano altri viventi, come può vivere gloriandosi di massacrare balene con arpioni esplosivi? Come può vivere sapendo che sta distruggendo il suo habitat, il suo pianeta? Come può vivere vedendo i suoi simili morire di fame? Come può vivere vedendo i figli dei poveri rovistare nella mondezza mentre lui si ingozza e diventa obeso? Come può? Come può essere convinto che lo strapotere sugli inermi, sugli innocenti sia una cosa giusta? Come può essere giunto a una conoscenza così profonda delle cose e aver perpetrato gli orrori di Auschwitz e di Kolima?
Da dove deriva l’idea che un essere così fantasticamente dotato dalla natura debba comportarsi come un efferato SS verso il resto della creazione?
Darwin pone la domanda da un milione di dollari agli esseri umani quando chiede:
Siamo intellettualmente superiori? “Ma chi al cospetto della Terra, ricoperta di splendide savane e foreste, oserebbe dire che l’intelletto è l’unico scopo di questo mondo?”
E arriviamo alla domanda collegata agli atti di Watson: se tu massacri dal 1925 al 1985 due milioni di balene, se estingui o porti vicino all’estinzione la balena franca, il baiji, la vaquita, il beluga, il narvalo; se riduci a cento esemplari le balene grigie del Pacifico occidentale, se massacri le balene azzurre riducendole a mille esemplari – che equivalgono a l’uno per cento della loro totalità originale -, se massacri e stermini con i tuoi mostruosi arpioni, se come lo psicopatico Achab cerchi solo la strage – perché hai il cervello divorato dal desiderio di vendetta -, se sei un violento verso gli altri esseri viventi – e spesso anche verso la tua specie – se estingui, massacri, stermini perché non dovrei usare violenza verso te dal momento che tu sei un efferato assassino e non provi pietà alcuna verso il “non umano”? Qual è la legge divina che mi impedisce di usare violenza se tu massacri le altre specie? Non hanno i nostri padri combattuto la belva nazista? E tu non sei un nazista? Non lo sei? Se le balene avessero la capacità di reagire al tormento che le infliggi non insorgerebbero – come fece Moby Dick con Achab – contro di te? Perché tu puoi sterminare e io non posso difendere gli inermi? Perché? Come puoi massacrare a bastonate 27.000 piccole foche in un anno nella tua civilissima terra canadese e poi guardarti la partita di baseball in TV come se nulla fosse accaduto?
La risposta la conosco: i marinai delle baleniere giapponesi sono umani.
E uccidere umani che praticano lo stermino è un atto deplorevole.
Gli umani possono sterminare, le altre specie non possono farlo.
Ma chi lo dice questo?
Lo dice la specie egemone sul pianeta che si è inventata tutto.
Tutto si è inventata: dei, leggi, morale, vita eterna.
E chi decreta che è lecito agli umani il massacro del non umano oltre la specie dominante?
Lo decreta il Dio – creato su misura dalla specie dominante – di Giosuè 6,21, il Dio del massacro, a Gerico, di donne, bambini, vecchi e animali, il Dio di Levitico 1,13, quello delle narici che si deliziano all’odore di carne bruciata.
E quello, secondo voi, è un Dio?
Mi dite che il Dio di Giosuè e del Levitico è quello che sta dietro – si fa per dire – alla singolarità primordiale che da inizio al Bing Bang?
Mi state dicendo che il Dio biblico – quello delle narici che si dilettano per l’odore della carne bruciata e del sangue – è colui che innesca la singolarità del Big Bang espurgando la materia che si solidificherà in 125 milioni di galassie? Ma stiamo “pazziando” signori? Stiamo dando di fuori?
Ma alla fine i nodi tornano al pettine; leggete: “Questa è la confessione di peccato delle Chiese Tedesche Evangeliche fatto a Clamberg nel 1988: “Noi confessiamo davanti a Dio creatore degli animali e davanti ai nostri umani compagni che abbiamo fallito come cristiani perché abbiamo dimenticato gli animali nella nostra fede. Abbiamo tradito la missione di Gesù e non abbiamo servito i nostri fratelli ultimi, gli animali. Come pastori abbiamo avuto paura di dare spazio agli animali nelle nostre chiese, come chiesa siamo stati sordi al genere in travaglio a motivo del maltrattamento, dello sfruttamento dei nostri fratelli animali”.
Ce n’hanno messo.
Dovremmo erigere un monumento a Räphael Matta che, armi in pugno, difese elefanti, rinoceronti, gazzelle da sadici cacciatori. E ci lasciò le penne.
Del pacifismo dei fricchettoni non so che farmene. E’ pusillanime e vile. Io sono per Watson.
Anzi sono oltre Watson.
Paolo Ricci.
14-03-2008