A Londra vivevo a Wimbledon Park a un paio di chilometri dai famosi campi di tennis.
Non lontano da dove era la mia casa, a Stroud Road, c’era il campo di calcio di Wellington Road.
Prima delle partite mi allenavo con un portiere pakistano. Più tardi dalla moschea arrivavano dei bambini che giocavano a calcio con mio figlio. La zona era multiculturale. C’erano chiese cattoliche, anglicane, una moschea dipinta di bianco a Ryfold Rd (che sarà stata in linea d’aria a 80 metri da casa mia) e – a un paio di chilometri – era possibile visitare un tempio buddista tailandese. Si viveva in armonia senza problemi. Tutti in pace. Rispetto e simpatia. Poi un giorno avvenne questo: mentre uscivo con il mo cane Max, incrociai un vecchio pakistano con la moglie velata. Non era coperta da un Burqa ma semicoperta da un Hijab; quando il vecchio ci vide si piazzò davanti alla moglie per difenderla quasi avessi al guinzaglio una tigre del Bengala, e nel difendere la donna velata agitava il bastone. Max, un cane pacifico, guardava con curiosità il vecchio che urlò: “Tieni quel fottuto cane lontano da mia moglie!” Altre volte ci eravamo incrociati ma mai nello stesso marciapiedi e mai il vecchio aveva agitato il bastone in quella maniera aggressiva. Max per me era come un figlio e cercai di capire perché il vecchio si dimenava tanto. Volarono improperi da una parte e dall’altra. Improvvisamente si aprì la porta della casa di un mio vicino, Mr. Pace, (Pace in inglese significa “passo” e si pronuncia “peis”) e il vecchio zoppicante intervenne nella querelle agitando anche lui un bastone nodoso. I due vecchi claudicanti si affrontarono in un comico combattimento. Eravamo davanti a un autentico scontro di civiltà. Pace era un vecchio intellettuale che ricordava Schopenhauer, una specie di “Pace contra mundum” che viveva in uno stato di guerra totale con la moglie. Una “War of the Roses” all’ennesima potenza, una guerra coniugale di proporzioni nucleari. Sentivo spessissimo le violente liti che erano anche abbastanza comiche; diciamo che era un menage fantozziano. Alla vista del musulmano che minacciava Max col bastone, Pace si scaraventò verso il vecchio con l’intento di colpirlo e il maomettano reagì con fendenti mentre la moglie urlava impazzita. A quel punto un colpo raggiunse il deretano di Max che cominciò a ringhiare e a mostrare i denti. Esplose una baraonda incredibile. Roba da Amacord felliniano. Pace chiamava il vecchio musulmano “rag head” testa di stracci e minacciava di infilargli il bastone nodoso tra le natiche pelose bestemmiando come un toscano ubriaco. La donna urlava istericamente. Un fendente mi arrivò sulla spalla, un altro sfiorò la nuca. Al secondo colpo sul muso di Max il cane divenne idrofobo. L’alterco si concluse solo quando riuscii a prendere di forza Pace e portarlo a casa sua, e mentre lo strascinavo via con Max ringhiante il vecchio musulmano ci tirò dietro tutte le maledizioni possibili immaginabili mentre Pace rispondeva urlando cose irripetibili, roba da fargli appioppare dai santi Mullah una mammasantissima di fatwa. Altro che Rushdie e i versetti satanici. Ci sedemmo nella sua sala da pranzo. Pace agitatissimo chiamò la moglie e le chiese di portare un tè verde. La donna rispose acidamente invitandoci a farcelo da soli e mi invitò anche a stare attento che il cane non pisciasse sul tappeto. A quel punto dissi al vecchio inglese di attendere alcuni minuti. Lasciai Max a casa di Pace, presi una bottiglia di whisky scozzese da dove abitavo e tornai indietro. Pace si trangugiò quasi l’intero contenuto della bottiglia e mentre diventava sempre più rosso e arzillo mi spiegò perché si era imbestialito con il vecchio musulmano. E furono tre ore indimenticabili e profondamente istruttive. Mentre parlava si assicurò che la megera fosse chiusa fuori a chiave “tanto origlia comunque… ”
Pace non era razzista. Era laburista e non aveva nulla contro la società multiculturale.
Però amava i cani a dismisura e detestava quello che i musulmani pensavano dei cani.
Proverò a sintetizzare quello che Pace mi disse che fu confermato dalle ricerche che feci più tardi.
Devo dire che gli animali hanno sofferto sempre per le religioni. E non è cominciato tutto con le religioni abramitiche; l’ispirazione ai massacri animali risale agli albori del tempo. I pagani non sono stati meglio degli altri. Ma almeno non svuotarono la natura totalmente come fecero le religioni monoteiste (ammesso che il cristianesimo trinitario possa essere considerato una religione monoteista ).
Il massacro animale è parte integrante della visione teologica dell’Occidente e del medio oriente
Giorni fa rileggevo l’Anabasi di Senofonte. Ci riflettevo. Senofonte nell’Anabasi appare come un uomo religiosissimo. Nel mondo pagano la religiosità è definita dallo sventramento di animali.
Se vuoi sapere se tua moglie ti tradisce sventri un capra e dalle budella l’aruspice capisce la verità.
Sventri una pecora e sai se hai le corna. Più sei religioso più apri ventri di animali per vedere quello che gli Dei decretano o il Destino sancisce. E Senofonte apre pance a profusione. Ma quello che mi ha colpito è quello che ho letto nel libro III 2, 11-14; Senofonte spiega che quando gli ateniesi affrontarono i persiani promisero ad Artemide che se avesse concesso la vittoria avrebbero sacrificato una capra per ogni soldato morto. E le promesse agli Dei vanno mantenute. Nel 490, dopo Maratona, i persiani furono sconfitti. E i persiani morti erano un’infinità. Allora gli ateniesi si chiesero: dove troviamo tutte queste capre? Impossibile. E dissero ad Artemide: “Santo nume, te ne sacrifichiamo 500 all’anno di capre… così sei contenta… tu capisci… di più non ne troviamo…”
E Senofonte, nel 401 a. C. – cioè 90 anni dopo – ci informa che gli ateniesi stanno massacrando ogni anno le 500 capre promesse con grande regolarità. Quindi la violenza non è cominciata con il Dio abramitico, che è poi il Dio delle tre religioni, la violenza verso esseri inermi e innocenti è nel nostro DNA.
E’ la specie bellezza!
Ma torniamo a Pace. Pace era un anglicano classico. Uno che la chiesa non la frequenta e sul problema di Dio ha una posizione agnostica e distaccata. Ma quello che lo faceva imbestialire era l’idea che una casa ove viveva un cane non potesse essere visitata dagli angeli. E leggendo quello che dicono i sunniti deduciamo che il cane è un animale impuro e sporco, che è haram, che è roba per miscredenti. E che tutta l’acqua del mare non può ripulire la sua sporcizia fisiologica. Leggiamo che se lecca un piatto va lavato sette volte, una volta con la terra. Leggiamo che i cani possono essere tenuti per la caccia e per fare da guardia. Che i cani neri (il colore del mio Homer) sono malvagi, anzi diabolici e che gli angeli non vengono nella tua casa se hai un animale impuro.
E cosa suggerisce il Mullah saudita dal momento che non e possibile tenerlo in casa?
Suggerisce di metterlo in un canile (magari in quello di Cafasso) o lasciare la porta aperta e fare in modo che scappi e che diventi un randagio (sic!). Mr. Pace mi diceva queste cose, accarezzava Max e fremeva.
Allora non conoscevo in dettagli queste ingiunzioni e nel sentirle provai un senso di schifo profondo.
Ha ragione Richard Dawkins: le religioni sono letali. Delle religioni abramitiche l’Islam è la peggiore verso gli animali. L’Islam è eminentemente antropocentrico. Certo tra il mare di roba che gira, tra gli infiniti hadith che circolano si trovano detti che cercano di attenuare la visione orrenda verso gli animali. Certo, ci furono Sufi vegetariani, ci furono Abu Al Alaa Al –Maari e Avicenna anche loro vegetariani, e gli hadith
sciti spesso contraddicono quelli sunniti ma se leggiamo il Corano sappiamo come stanno veramente le cose.
Santi e saggi vegetariani?
Ce ne sono anche nel cattolicesimo. Ci sono quelli vegetariani per inconscia convinzione e quelli che fanno astinenza per penitenza. Anche nel cristianesimo esiste un filone “animalista” che non è potuto crescere. E ci sono eccezioni luminose come alcuni padri del deserto, Isacco da Ninive, Gertrude di Helfta, Macario, Filippo Neri. Se non ci fosse stata la gabbia dogmatica teologica che schiaccia e imprigiona, molti santi sarebbero giunti a una forma di Jainismo cristiano. Sicuramente, come ho scritto, Francesco che – secondo Tommaso da Celano – sentiva compassione anche per i vermi; Gertrude di Helfta che pregava per qualsiasi creatura sofferente; Isacco di Ninive che provava compassione non solo per tutte le creature ma anche per i demoni. Una schiera di santi evitava carne e pesce: Atanasio di Alessandria, Basilio, Bonaventura, Pietro di Verona, Nicola da Tolentino, Benedetto Labre, Cesare de Bus, Caterina da Siena, Edmondo di Canterbury, Pietro di Tartasia… ecc… ecc… Ce ne sono eccome! Però quando andiamo a tirare le somme Ratzinger benedice i macellai. E Wojtyla benediceva i cacciatori.
Il Corano tratta gli animali in sei sure, e parecchie sure hanno il nome di animali o insetti, ma l’Islam si presenta come totalmente antropocentrico. Le religioni hanno sacri libri che interpreti come vuoi. Ci leggi quello che vuoi dal momento che si contraddicono con continuità. Paolo di Tarso per esempio ci concede la speranza del riscatto universale per tutti i viventi umani e non umani alla fine dei tempi (Romani 8 – 18,23) per poi propinarci il pezzo – che scatena le ire di Porfirio – riguardante il mangiar tutto (Prima Lettera ai Corinti 8- 18,23) . I sacri testi te li sistemi come vuoi. C’è di tutto. E logicamente viene sempre amministrata la panzana del Dio che ama gli animali ma che però li sacrifica nel suo tempio. E la sua casetta, il Sancta Sanctorum, è a un passo da dove si compiono i macelli (Ecclesiastico 1- 1,17) I sacerdoti aspergono con il sangue delle vittime l’altare di Jahvè, gli spruzzi del sangue raggiungono la tenda del Sancta Sanctorum. Il sangue dell’innocenza contamina le tende del Sancta Sanctorum. Il sangue di bestie innocenti è spruzzato sull’altare di Jahvè, il padre di Gesù, colui che avrebbe attivato il Big Bang. Il Dio del fascio delle galassie e dei miliardi di stelle è quello che gode per l’odore di bestie innocenti bruciate.
La logica razionale è distorta. Allah e Jahvè amano gli animali ma negano loro l’anima. E Ratzinger si è premurato di ripeterlo con grande regolarità.
Un mio amico mi raccontò che un giorno aveva chiesto a un musulmano, che gli aveva regalato un Corano, se era vero che essendo vegetariano sarebbe finito all’inferno. L’amico arabo era rimasto perplesso; poi, incuriosito aveva interpellato un mullah ponendogli la domanda. La risposta era giunta repentina e fulminante: “Come ti permetti di essere più pietoso di Allah? Questo è un peccato gravissimo!…” e il mullah aveva citato il Corano (Sura VIII): “Sono certamente perduti quelli che, per idiozia o per ignoranza, uccidono i loro figli e quelli che si vietano il cibo che Hallah ha concesso loro…” Il mussulmano, dopo il confronto col mullah, con aria rassicurante aveva spiegato al mio amico: “Se non mangi carne perché non ti piace mangiarla, tu non vai all’inferno. No, non ci vai…” Poi aveva cambiato espressione e aveva aggiunto: “Però, se non mangi carne per pietà verso gli animali, allora ci vai…eccome…non puoi avere più pietà di Allah, è peccato grave!”.
Ognuno dice la sua riguardo i sacri testi: El Fadl dice un cosa, Hannafi ne dice un’altra, L’hadit libro Al Muttawa conferma la posizione di Maometto: se stai con un cane perdi i meriti presso Allah; ma da qualche parte spunta un Sufi che dice esattamente la cosa opposta. E il grande poeta Rumi è totalmente aperto verso animali e cani al punto di dire che ogni filo d’erba era una lira che respira. Rumi si domanda: perché dovrebbe avere un anima un assassino e non un devoto cane? E gli ordini sufi Hululis e Hallajis credevano nella trasmigrazione delle anime.
Anche nel Corano esiste una promessa di riscatto universale come in Paolo di Tarso.
Tutta la creazione sarà raccolta nel grembo di Allah alla fine dei tempi (Corano VI – 38)
Il Corano dice anche che non ci sono animali singoli sulla terra o uccelli solitari che volano ma comunità di animali (Corano VI – 38); e come il padre di Gesù – che dice che non cade passero senza che egli lo sappia – il Corano afferma che Allah ha tenuto il conto di tutte le sue creature (Corano XIX – .88)
Ma in termini pratici cosa avviene alla fine dei tempi? Se si dice che solo sette animali potranno accedere al paradiso dopo la resurrezione dei morti, come funziona il discorso del riscatto universale? E se non hanno un’anima dove vanno dopo la morte? Risorgono e poi che succede?
Ce lo spiega An Abi Hurya che ha riportato quello che il Profeta ha detto:
Si raduneranno le creature di Dio nel giorno del giudizio, il bestiame, gli animali selvatici, gli uccelli, saranno giudicati e ad ognuno sarà fatta giustizia, fino alla pecora con le corna e a quella senza corna, e infine Dio ordinerà che diventino terra, e quel giorno i miscredenti desidereranno di essere come gli animali, anziché affrontare il giudizio di Dio.
Semplice: noi all’inferno perché miscredenti e gli animali nel nulla.
E Mohammed che rapporto aveva con gli animali?
Ibn Omar e Abdallah bin Al-Asl ci informano che il profeta disse che uccidere un passero o un essere più minuto del passero sarà ricordato nel giudizio finale (Corano XXIV .36). In poche parole pagherà alla fine dei tempi. E affermò che essere misericordiosi verso le creature significa essere misericordiosi verso se stessi. E alcuni hadith sciiti e sunniti ci informano che Mohammed conversava con cammelli, uccelli e altri animali. Nella Sura an – Naml del Corano di Solimano il Profeta parla con le formiche e con gli uccelli.
Mohammed amava il suo gatto Muezza e il suo cammello Qaswa. Amava il gatto al punto di non prendere il mantello su cui il felino dormiva e quando vide un asino marchiato sul muso si arrabbiò e maledisse.
Bene. Il profeta detesta la violenza verso gli animali, abbiamo ascoltato e letto ma in soldoni cosa significa?
Il figlio di Bin Laden, Omar, abbandonando il padre, ha spiegato le sue ragioni in un libro “Growing up with Bin Laden”. Una delle cause della sua fuga è stata che aveva dei cuccioli che venivano torturati dai Jihadisti. Li torturavano facendoli morire nel campo di Kandahar utilizzando sostanze chimiche adoperate per le armi biologiche. I Jihadisti godevano nel vedere i cuccioli morire atrocemente e lentamente. Era una gioia per loro, come vedere una partita di calcio. Omar che aveva 17 anni, inorridì e mai perdonò.
Va bene, Bin Laden rappresenta l’aspetto deleterio dell’Islam ma se i suoi uomini hanno fatto una cosa del genere è perché si sentivano giustificati dal fatto che il Profeta non amava i cani. Altrimenti Bin Laden non lo avrebbe permesso. E poi le sacre scritture te le giri come vuoi. C’è il Mullah che dice che l’Islam è pacifico e quello che produce centinaia di citazioni che incitano alla Jihad.
Da una parte Mohamed condanna la caccia e maledice i cacciatori, dall’altra gli Ulema affermano che è giusto tenere un cane per cacciare. Il criterio che ha decretato lo sterminio delle specie da parte delle religioni è tremendo. Ai musulmani lo scorpione non piace. Il pipistrello invece piace: è un miracolo naturale e va salvato. Ma per altri musulmani rappresenta un pericolo. Gli uccelli sono generalmente amati.
Nel Nahj al – Balagha sh’ia sono esaltati i pavoni. Moltissime sono le storie di animali narrate dai saggi islamici. Shiahab al –Din al – Suhravadi ne scrisse moltissime e Attar Neyshapuri compose la famosa “Conferenza degli uccelli” . Le iene sono detestate, però in alcuni luoghi la carne di iena è halal
I serpenti non vanno. Le pecore si, sono le grandi vittime dello sterminio. Più un animale è mansueto e docile e più subisce sventramenti, torture, scannamenti da parte degli Dei, pagani o abramatici che siano.
Jahvè ama l’odore delle carni bruciate, Allah giustifica l’immane ecatombe nel giorno del sacrificio.
E il cane?
Il profeta non ama il cane. Quindi l’amato amico di Mr. Pace è perduto. Però arriva un “contrordine compagni!”: gli Ulema, i giuristi, della scuola sunnita Maliki non sono d’accordo. Ma per la stragrande maggioranza degli sciiti e dei sunniti il cane è considerato impuro. Mohammed non amava i cani e la conseguenza è nefasta. Mr Pace li amava e per questo detestava l’Islam. Ma se Mohammed non amava i cani perché mise una sentinella per far si che una cagna partorisse in pace quando, nel 630, marciò verso la Mecca con il suo esercito? E il cane dei Sette Dormienti di Efeso, quello della sura della Caverna ( Corano XVIII) è impuro o puro? Gli angeli visitavano o non visitano la caverna dei Sette Dormienti con il cane che ronfa con i sette santi?
Il cane, ci rispondono, entrerà in Paradiso dopo essersi trasformato in un uomo.
Nella storia di Laila e Majnum, poema arabico – persiano versificato intorno al 1188, che ricorda Romeo e Giulietta di Shakespeare, si legge che Majnum disperato per amore andò a vivere tra gli animai selvaggi e che baciò il cane della donna amata.
Apriti cielo: ancora oggi si leggono mail che chiedono come abbia potuto Majnum baciare e accarezzare un essere impuro. E per giustificare l’atto immondo di Majnum alcuni dicono che quello fosse il cane dei Sette Dormienti
http://it.wikipedia.org/wiki/Layla_e_Majnun
Ma è il Corano che parla dell’impurità dei cani?
Non risulta. Chi crea le condizioni per i massacri dei cani sono i Revayat (i detti di Maometto e degli
Imam); è lì che l’orrore si sviluppa e provoca la tenzone chisciottesca tra Mr. Pace e il vecchio musulmano.
I Santi Detti sono macigni, sono bombe atomiche. Un esempio? Sakineh – che rischia di essere lapidata – e tutte le disgraziate che sono morte lapidate, sono vittime di un Hadith del Profeta – non di una ingiunzione coranica – che stabilì che le adultere dovevano essere uccise a sassate. Moahmmed chiamato da due clan ebrei a giudicare un’adultera si basò sul Deuteronomio biblico. Infiniti orrori seguirono quel Hadith.
E sui cani si riversa il rock’n roll delle contraddizioni. Alcuni Hadith affermano che si possono vendere, la scuola Hanafi sostiene che è lecito, altre scuole lo negano. El Fadl considera l’odio verso i cani moralmente errato. E per provare quello che afferma, quelli che sostengono le sue tesi narrano la storia della prostituta che diede da bere a un randagio assetato e che – secondo il Profeta – fece un atto lecito. Leggere questa storia da il raccapriccio. Molti sunniti il cane lo avrebbero fatto morire di sete.
Molti dicono che gli hadith sciiti sono più aperti verso i cani. E ‘ vero. Ma appena leggi una cosa del genere arriva una mammasantissima di fatwa contro i cani dall’Iran. Cioè dai teocrati sciiti stessi. Gliela propina
(magari dopo aver ricevuto una e-mail) un grande amico di Ahmadinejad, il gradayatollah Nasser Makaren Shirazi. Il cane è un animale immondo “i rapporti con in cani sono una cieca imitazione dei costumi occidentali” “gli occidentali amano più i cani dei figli e delle mogli.”
(Il gradayatollah per quanto riguardava Pace ci ha preso in pieno: Pace preferiva mille volte il suo cane alla moglie) Ma Ahmadinejad non ha quattro cani?
No Problem! Controfatwa alla Fantozzi: li ha per garantire la sorveglianza. Ma nessuna carezza mi raccomando! Si rischia la contaminazione perché i cani “sono immondi sporchi e occidentali”.
E perché l’odio verso i cani?
Riporto senza commentare dal sito: http://www.webalice.it/pvmantel/traduzioni/Cani_e_statue.html
“Ma perché questo avvertimento contro i cani? E’ probabile che sia dipeso dal fatto che i Zoroastriani tenevano i cani in grande considerazione e li trattavano con grande affetto e rispetto. I musulmani avrebbero quindi voluto distinguersi, allontanandosi da quelle pratiche anche se ciò comportava di considerare i cani come oggetti di odio isterico. Così facendo, ancora una volta, come con i Cristiani e le loro statue, avrebbero chiaramente differenziato i superiori musulmani e le loro pratiche da quelle degli inferiori non-musulmani, in questo caso rappresentati dagli Zoroastriani.
E’ stato recentemente riportato che nei Comuni pesantemente islamizzati della Turchia, i cani randagi sono cacciati, torturati e uccisi a centinaia e che “almeno due cani sono stati seviziati sessualmente”. I giornali occidentali hanno riportato che “tra i musulmani devoti c’è il ‘mito’ che i cani siano impuri”. Ma questo è assurdo. Non c’è un “mito”. C’è semplicemente un Hadith in cui Maometto afferma di non entrare in una casa dove c’è un cane, e un altro che specifica che la preghiera non è valida se un cane o una donna passano davanti alla persona che sta pregando. Questo significa che i cani sono “haram”, vietati, e quindi che per la maggioranza dei musulmani i cani sono “najis” cioè “impuri”. Perché quindi chiamarlo un “mito” e non un insegnamento derivato dalla “Sunna” (cioè, dagli ahadith che costituiscono la maggior parte della tradizione scritta)?
Mary Boyce, Professore Emerito di Studi Iraniani e importante studiosa di Zoroastrianismo, trascorse un anno sabbatico tra il 1963 e il 1964, vivendo in una comunità Zoroastriana in Iran (per la maggior parte a Sharifabad, nel nord della pianura Yazdi). Durante una serie di lezioni tenute a Oxford nel 1975, ricordò come gli antenati Iraniani degli Zoroastriani avessero sviluppato strette relazioni di lavoro (ad esempio per custodire gli armenti) con i cani, quando conducevano una esistenza nomade nelle steppe dell’Asia. Questo contatto continuo si sviluppò lungo le generazioni fino al punto che i cani divennero “parte delle credenze religiose (Zoroastriane)… che col tempo divennero parte dell’eredità culturale dello Zoroastrianismo”. Quindi Mary Boyce fornì una panoramica storica della gratuita, deliberata crudeltà dei musulmani e dei loro bambini in Iran contro i cani, incluso il racconto di una testimonianza personale:
“A Sharifabad i cani riconoscevano immediatamente i musulmani e i Zoroastriani, ed erano pronti ad andare … pieni di speranza, in una affollata assemblea di Zoroastriani oppure ad addormentarsi fiduciosamente in un vicolo Zoroastriano, ma erano pronti a fuggire come davanti a Satana da un gruppo di ragazzi musulmani … L’evidenza dimostra che… l’ostilità dei musulmani verso questi animali è stata deliberatamente promossa in primo luogo in Iran come elemento di contrasto contro la vecchia fede pre-islamica e come parte delle attività di jihad. Certamente nella zona di Yazdi… i musulmani trovavano una doppia soddisfazione nel tormentare i cani, perché con ciò da un lato maltrattavano una creatura impura e dall’altro addoloravano gli infedeli che ne avevano cura. Ci sono storie raccapriccianti del tempo in cui veniva riscosso il testatico (tassa capitaria o “jizya”, fino alla seconda metà del 19° secolo), in cui l’esattore legava insieme un Zoroastriano e un cane e li frustava entrambi alternativamente finché in qualche modo la somma richiesta veniva pagata o la morte non liberava i malcapitati. Io stessa ho potuto assistere a spettacoli di questo tipo, anche se non così gravi; ad esempio, vidi una ragazzina musulmana in piedi vicino a una cucciolata di circa due settimane; improvvisamente sferrò un calcio a uno dei cuccioli con il suo piede calzato. Il cucciolo guaiva per il dolore e, al mio intervento seccato, rispose candidanente: “Ma è impuro!”. Quando ero a Sharifabad mi sono state raccontate da bambini Zoroastriani molto dispiaciuti, episodi molto peggiori: una cucciolata fatta a pezzi a badilate e la testa di un cane spaccata in due con uno strumento identico; occasionalmente l’atmosfera era piena delle grida strazianti di qualche animale torturato. Queste gratuite crudeltà dei musulmani contribuivano non poco ad aumentare la tensione tra le comunità”.
Zoroastro parlava di anime immortali umane e animali e insegnava che gli animali hanno un’anima come gli umani. Lo zoroastrismo afferma che gli uomini saranno giudicati per quello che hanno fatto agli animali, ma che gli animali non saranno giudicati, perché naturalmente innocenti, ma saranno, invece, testimoni del male subito. E ci spiega che, dopo la loro morte, vivranno un vita beata nei pascoli celesti; e che far male a un animale può dannare un’anima umana.
Quello che certe religioni hanno fatto agli animali è semplicemente mostruoso.
Il monoteismo nelle sue tre variazioni è stato tremendo verso il non umano.
Se per esempio l’Iran – allora il regno Sasanide – non fosse stato conquistato dall’Islam e lo zoroastrismo fosse rimasto la religione dominante, non dico che avrebbe risolto lo strazio animale, ma lo avrebbe enormemente limitato. Se il Cristo Gesù avesse mormorato, bisbigliato, sussurrato qualcosa come:
“Non fate male a nessuno dei vostri fratelli viventi”avremmo forse avuto i francescani cacciatori?
O i devoti cattolici vivisezionatori? Avremmo avuto i torturatori di animali? O 765.000 cacciatori?
Cacciatori e massacratori li avremmo sempre avuti ma in numero estremamente inferiore.
Lo zoroastrismo con la sua visione dualista di due Potenze metafisiche in continuo contrasto tra loro aveva identificato il male fatto agli animali con il volere di un’entità demonica, Ahriman, che aspirava a distruggere la vita e far precipitare tutto ciò che esiste nel Caos primordiale.
Il Dio della luce Ahura Madza voleva, invece, preservare la vita ed era misericordioso verso gli animali.
Ma non con tutti. Neanche Zoroastro capì che l’idea di bruttezza e di orrore sono manifestazioni puramente soggettive. Zoroastro condannò miriadi di esseri viventi al massacro perché aveva identificato – arbitrariamente – i rettili, i rospi, le lucertole, le rane – le povere rane torturate e massacrate per millenni – come esseri che erano, de facto, manifestazione del principio del Male, autentiche incarnazioni di Ahriman.
Le rane che furono associate al dragone satanico Azi-Dahaka fecero la fine dei gatti neri nel medioevo.
Tuttavia questo va detto: lo zoroastrismo aveva concesso agli animali spiragli che Ebraismo, Islam e Cristianesimo invece negarono. Con la presa di Ctesifonte nel 636 d.C. e la vittoria della battaglia di Nihawand nel 642 d.C. da parte di Omar il “Signore dei Credenti” il Regno Sassanide scomparve.
Con la conquista islamica per le bestie discese la notte. Una notte cupa e lunga.
Un esempio?
Il cane per gli zoroastriani era un essere della luce, emanato dallo Spirito Santo, un frammento della Vendidad con lo sguardo purificatore capace di allontanare i demoni, al punto che, durante i funerali, era presente perché si pensava che il suo sguardo decontaminasse l’emanazioni negative del cadavere.
Ahura Madza, il Dio del bene, era amico dei cani e degli animali erbivori. Amava le bestie innocenti che non si cibavano di altre bestie: buoi, pecore, vacche. ecc…ma con l’avvento dell’Islam sappiamo cosa è diventato un cane. Il cane è diventato il nulla assoluto al quale puoi fare di tutto. Tutto. Un mio amico in Inghilterra ha dei cani che salvò da una cisterna in Arabia Saudita: erano stati murati vivi.
Se uno vede cosa accade nei canili – lager italiani e in particolare del Sud, si mette le mani nei capelli.
Il Dio del Sud è Lucifero, ha scritto qualcuno. Se uno visita i canili di Cicerale o di Cirò Marina vomita dall’orrore. E pensa, inesorabilmente, all’ “Esercito delle 12 scimmie”.
Gli dei amano gli animali?
Così dicono, però li sacrificano brutalmente.
E se li sacrificano brutalmente perché raccontano di amarli?
Se massacri un infinito numero di animali nel giorno del Eid Al Azha come fai ad amare gli animali?
Che necessità ha un Dio creatore dell’universo, anzi del multiverso, di macellare esseri innocenti durante l’ Hajj? Gli animali li ama il Jainismo non le religioni monoteistiche – abramatiche.
Li amano i Jainisti con la loro religione aperta a tutti i viventi. Li ama il Buddismo con i suoi Boddishatva che tornano sulla terra fino alla liberazione dell’ultimo insetto. Gli animali non li ama il Dio abramatico. Non li ama Jahvè e neanche Allah!
M che senso hanno queste ingiunzioni desertiche nel mondo d’oggi?
Quello che scrissi in “Hanno un’anima gli animali?” lo ripropongo perché nulla mai cambia.
“Siamo agli universi paralleli. Gli scienziati, ora, parlano di undici dimensioni.
C’è stata una guerra tra chi sosteneva che le dimensioni fossero dieci e chi s’intestardiva ad affermare che le dimensioni fossero undici. Dicono che il nostro universo è una bolla di sapone fluttuante tra miriadi d’universi. Mentre i musulmani e gli ebrei scannano ancora gli animali, dissanguandoli perché lo ingiunge il Corano o la Bibbia, stiamo arrivando alla Teoria Unificata del Tutto. Mi si drizzano i pochi capelli sul cranio: siamo in un universo che contiene 125 milioni di galassie e miliardi di stelle e pianeti, siamo posti in una zona periferica della Via Lattea, che contiene, a sua volta, nel grembo, 125 miliardi di stelle, e fluttuiamo in un universo che fluttua tra milioni d’universi. Gli scienziati ora affermano che il Big Bang è il prodotto di uno scontro tra universi paralleli. Le cosmogonie si susseguono con velocità inaudita. Uno scenario di così devastante potenza ti schiaccia. Ti annienta. E questi ancora la menano con l’unicità dell’uomo e altre inanità del genere. Quando pensi a cosa sia l’Essere ti viene voglia di tacere, di strapparti la lingua per non proferire bestialità. Crolli nella totale insignificanza. Le cosmogonie cambiano e si sostituiscono l’una all’altra con rapidità incredibile. Ora, gli scienziati dicono che le particelle subatomiche che hanno il dono di Padre Pio, l’ubiquità, cioè la capacità di manifestarsi in più punti, transitano da un universo all’altro. La visione dell’universo cambia continuamente: la Cosmogonia è una scienza fluida e fa a pezzi sistemi teologici insignificanti. Negli anni 60’ c’era il Big Crunch, poi l’universo disordinato di Hawking e Penrose che dicevano che ogni nuovo universo nasce più disordinato di quello che lo precede; poi venne l’Universo Madre di Li Xin Li e Richard Gott: un universo che genera embrioni di sempre nuovi universi. Più tardi giunse l’Universo di De Bernardis, a due dimensioni, in perenne espansione. Ora si mette in dubbio che non ci sia qualcosa prima del Big Bang. Andrei Linde postula un universo infinito in uno stato di “eternal inflation”, c’è chi sostiene che il Big Bang origini da un buco nero e chi, invece, che dice che un universo che collassa ne produce un altro. E arriva la tesi degli universi paralleli che ci abbandona oscillanti e tremebondi – mentre siamo persi in questa galassia – tra innumerevoli universi. Una bolla di sapone che fluttua, nella notte dell’Essere, tra miriadi d’altre bolle di sapone, senza che ci sia un fanciullo cosmico – eracliteo che soffi nella canna per fare fluttuare le bolle.
Di conseguenza?
Di conseguenza, considerando quello che affermano gli scienziati, com’è possibile menarla ancora con Corani, Vangeli, Bibbie, deità personali e roba del genere?
Tutto l’edificio monoteista – abramatico crolla paurosamente, ti viene da ridere e da piangere a pensare ad un ebreo o un musulmano che appendono una povera bestia per le gambe e la fanno dissanguare affinché la carne martoriata si purifichi. Viene da ridere a pensare al Dio degli universi infiniti che ingiunge a rabbini e a Ulema di dissanguare animali pienamente coscienti. E basta leggere il brano di Caino ed Abele per rendersi conto delle tendenze sanguinarie del Dio abramatico – che detto tra noi è il babbo del mite Gesù – e porta alla logica rivolta gnostico – catara. I catari si chiesero: “Ma come un Dio d’amore ha bisogno di massacrare le bestie?” e ancora: “Jahvé ha bisogno di odorare carni bruciate di viventi inermi e innocenti?”
Kurt Goedel, nel 1952, spiegò ad Einstein che un giorno i viaggi nel tempo sarebbero stati possibili.
John Barrow dice che le civiltà avanzatissime tendono ad annichilirsi per collasso ecologico o a causa di guerre nucleari; per questa ragione gli alieni non ci raggiungono e i messaggi che c’inviano sono indecifrabili perché tecnicamente troppo avanzati.
Mi chiedevo perché il Dio creatore, ammesso che ci sia una tale forza creativa, avesse bisogno della nostra adorazione e dell’odore di bestie massacrate e bruciate. Mi chiedevo come possa ciò che dà origine alle miriadi di universi, fottersi la super cosmica testa per la nostra adorazione e gli olocausti nel tempio. Che bestialità è questa, pensavo? Come si è potuto immaginare che il principio creativo, ciò che fa emergere le miriadi d’universi, stia lì a cianciare con pastori sauditi o con preti gesuiti? Come è stato possibile tutto questo? Come è stato possibile creare una cattedrale gotica di mistificazioni e di auto inganni e inventarsi il nostro ruolo egemone da “nazisti dell’orbe terracqueo” su milioni di altre specie?
Se gli universi sono infiniti e, come dicono i cosmologi, sono soggetti a leggi della fisica differenti, se i “Big Bang” avvengono continuamente nel grembo dell’Essere, se altri universi si sviluppano incessantemente e sono differenti, o simili al nostro, allora è sufficiente moltiplicare il nostro strazio per miliardi e miliardi di strazi e otterremmo l’equazione del dolore multi – universale.
Moltiplicando le eterne Auschwitz, le eterne Buchenwald, gli eterni stermini e la perenne fame, gli infiniti uccelli intrappolati, gli infiniti vitelli macellati, le miriadi di volpi dilaniate dai cani, l’eterna vivisezione e la perenne caccia e le eterne corride otterremo – mentre la coscienza germoglia e contempla, attonita e impotente, l’orrore – lo strazio infinito dell’abominazione del reale.
E mentre i cosmologi si trastullano su queste possibilità incredibili, si continua con l’orrore quotidiano della fame del mondo, degli stermini, dei macelli, della vivisezione. Mi sono chiesto: è possibile che, dopo millenni d’evoluzione, si cerchi ancora il macellatore musulmano che orienti la bestia in direzione della Mecca, che le tagli la gola con un’affilatissima lama, senza intaccare la spina dorsale?
E’ possibile che si cerchi ancora il macellatore in grado di usare la lama, senza ritirarla, sino al momento della recisione delle arterie, delle carotidi, dell’esofago, delle giugulari e della trachea?
Infiniti universi fluttuanti e stiamo ancora ammazzando bestie con la mano destra, senza stordirle prima dell’esecuzione, sussurrando la formula, che deve essere pronunciata prima del taglio: “Bismillahi allahu akbbar”. Povere bestie macellate senza una misera promessa d’eternità.
Ma come, mi sono detto, i cosmologi postulano l’incredibile “Teoria delle Stringhe” e trasformano tutte le particelle elementari come i quark e gli elettroni, che formano gli atomi, non più in macroscopici puntini ma in minutissime corde di violino che vibrano in uno spazio ad undici dimensioni: sei arrotolate su se stesse, come un gomitolo luminoso, e quattro, nascoste, che si estendono su tutto il Super Cosmo (più una che non so definire, ma che mi sembra sia la madre di tutto) e questi insistono a menarla con il Dio creatore e antropomorfico che richiedeva il macello continuo nel suo tempio-scannatoio?
I cosmologi affermano che la forza gravitazionale è debole perché transita attraverso vari universi e
illustrano un disegno cosmologico meraviglioso con fasce dimensionali che non superano la larghezza di 0,2 millimetri e questi ci vengono a raccontare che l’Artefice di questa meraviglia (l’Artefice d’universi di violenza inaudita, dove intere galassie si divorano e si masticano, ove soli esplodenti inceneriscono sistemi solari, ove impera la legge dell’armonia e del cannibalismo) parla con loro come se fosse un vecchio pensionato in un bar?
E quest’Artefice delle “Stringhe” sarebbe, per deduzione logica, lo Jahvè che, nel tempio di Gerusalemme, secondo il Levitico, si deliziava le narici odorando e salivando per le carni bruciate delle bestie innocenti?”
O sarebbe quello il Dio che detesta il cane tanto amato da Mr.Pace?
Ma chi è dietro all’esplosione originale? dietro al punto di partenza? dietro ai primi miliardesimi di secondo
che fanno erompere l’universo? Quale forza, volontà o pulsione è dietro a quel primordiale, inconcepibile condensato di 10 ¯ 33 centimetri? Dietro a qualcosa che è miliardi e miliardi di volte più piccolo di un nucleo di un atomo e che tutto contiene? Dietro questo qualcosa che si forma sul mare immenso del nulla (o della pienezza)? David Bohm definisce la nascita della coscienza, del tempo, delle spazio, delle miriadi di cose – come le chiama Lao Tzu – uno “sciabordio”, un’onda minuscola sullo strato soggiacente del nulla
(o della pienezza). Come una bolla di sapone su un oceano di notte. “Ciò che è”, è di fragilità inimmaginabile. E questa fluttuazione sospesa sullo strato contiene cento miliardi di galassie nell’universo. Questo universo che ha 10 ¬¯ 22 stelle (1 seguito da 22 zeri) è immenso ma forse è parallelo ad altri universi. I cattolici che non sono come coloro che credono in ogni parola affermata da Bibbia e Corano non sfidano l’evoluzione o le nuove visioni cosmiche che la scienza propina con grande regolarità.
Padre Coyne, l’astronomo vaticano, sostiene che l’universo deve essere compreso attraverso la sua evoluzione e il Dio che ha creato l’universo non può essere il Dio della Bibbia o del Corano. Non può essere il Dio autocratico, onnipotente del ahl al – kitab, della gente del Libro. Coyne dice che siamo davanti a un’altra cosa. E Stephen Dawking nega la possibilità di un creatore. L’idea dell’orologiaio creatore è un’ossessione di cervelli strutturati dallo spazio – tempo. Se esiste una pulsione originaria non è quella che decreta la crudeltà innominabile che ha sofferto e soffre il “non umano”. Quello è un orrore.
Quando Jean Guitton incontra Heidegger e parlano dell’Essere, il filosofo per spiegare il mistero dell’Essere, del “perché ci sono le cose invece del nulla” indica un vaso che contiene una rosa.
E dice: l’Essere è come una rosa. Una rosa è una rosa e l’Essere è l’Essere. Senza orologiai – creatori.
Senza Dei autocratici e onnipotenti.
Come finì la conversazione con Mr. Pace?
Mi alzai per andare. Pace baciò Max sul muso. Poi mi sussurrò “Apriamo la porta di scatto e la megera origliante rovinerà nella stanza” e così fece: spalancò improvvisamente la porta e la consorte crollò sul tappeto. Pace se la rise alla grande. Io fuggii imbarazzato lasciando il whisky scozzese sul tavolo. Uscendo udii la signora che chiedeva: “Mica ha cagato sul tappeto il cane dell’italiano?”
E Pace che rispondeva: “No…ma non farlo tu…” e rideva, rideva….
Paolo Ricci
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