Il siqus shomen e l’eresia dell’animale angelicato

Facendo una ricerca su una cosa che stavo scrivendo riguardo le balene mi sono imbattuto in Moby Dick e nell’immagine spaventosa di Ahab.
Ahab è il capitano del Pequod ossessionato dalla balena bianca, il quale, avendo per causa sua perso una gamba, rincorre il capodoglio per i mari. L’unico scopo della sua vita è quello di uccidere il bestione; e vive solo per quello, divorato da una angst devastante.
Ma Moby Dick ha una grande colpa: non si lascia massacrare. Reagisce alla violenza dei balenieri.
Questa non è cosa che i bipedi di Nuntucket possano accettare.
Il ruolo dei marinai del Pequod è quello di massacrare balene.
Quello delle balene è quello di farsi massacrare.

Moby Dick è una gloriosa bestia guerriera che si batte contro l’istinto genocida di Ahab.
Ed è simile ai grandi tori che sono passati alla storia per aver incornato e sventrato toreri.
La balena bianca è della specie dei Bailador, dei Regalòn dei Jaquetòn, degli eroici animali che non accettano di essere massacrati e che si difendono selvaggiamente contro la furia omicida antropocentrica.
Ahab è un tipo molto strano. Una pletora di intellettuali e scrittori lo vedono come il prototipo dell’eroe mitico che combatte contro il male. Una specie di semidio omerico che insegue il Male incarnato nel capodoglio. Il Male è che la balena bianca – che se ne va per i suoi affari e viene spietatamente arpionata – osa reagire. Anche la bianchezza del grande spermaceti è interpretata come simbolo spettrale del Nulla e della morte. Una cornucopia di idiozie speciste vengono vomitate sul grande capodoglio.
Ahab non è un protestante classico è un Quacchero Shaker che ha perso la fede.
Secondo Harold Bloom il capitano del Pequod é uno zoroastriano.
Inseguendo l’idea di Bloom ho fatto delle ricerche e sono approdato in un territorio sconosciuto, sono entrato in una zona affascinante che non conoscevo. O che conoscevo solo parzialmente.

Cerco di sintetizzare: é il 160 a.C. , siamo in Palestina, e un monarca grecizzante – uno dei molti infidi rampolli dei generali di Alessandro Magno che hanno ereditato e frantumato il suo impero – sta’ mettendo in atto un’idea balzana. Una trovata oltremodo pericolosa. Il sovrano, Antioco Epifane, sta attivando una serie di riforme che puntano a uniformare la religione del regno e a imporre ai religiosissimi ebrei il culto pagano. Antioco IV vuole ellenizzare Israele. E l’ellenizzazione non la vuole solo lui ma anche parecchi ebrei – che fanno la scelta che fecero molti francesi con Pétain e parecchi norvegesi con Quisling – perché ne hanno abbastanza del Jahvè invisibile, geloso e capriccioso, e optano per deità più sostanziali. Più tangibili.
Se avessi i soldi per finanziare un film produrrei la storia di Antioco Epifane e il siqus shomen cioè “l’abominazione della desolazione”. In soldoni – per non perderci dietro a cose troppo complesse:
Antioco IV installa nel tempio di Gerusalemme un bel Zeus barbuto, che pur non essendo la meraviglia scolpita da Fidia a Olimpia é una gran bella statua con volto austero e con barba e capelli ricciuti.

Il risultato?
Come appendere un crocifisso ai tendoni neri della Kaaba nella Mecca, dove alberga la pietra nera. O mettere l’immagine della Trinità con Padreterno barbuto, Cristo Gesù e Spirito Santo, in forma di candida colomba, in una moschea di Riyadh. Insomma: una monumentale provocazione.
Quello che scaturisce dall’azione scellerata di Antioco è uno stratosferico casino con un corollario di guerre paurose e la fine desolata del monarca che tre anni dopo resta stecchito. L’atto di Antioco scatena una serie folle di usurpazioni e restaurazioni, una danza macabra di eccidi di massa e la grande rivolta maccabea.

E la rivolta maccabea è importante, nell’ottica biblica, per un’altra ragione. Sintetizziamo.
Ne “ Il libro dei Maccabei” viene escogitata una trovata meravigliosa e nuovissima: qualcuno menziona la risurrezione dei corpi. Chiariamo: se prima le anime degli ebrei finivano, come le larve dell’Ade omerico, nel cinereo Sheol, ora un signore che si sbudella, e risponde al nome di Razis, dichiara che il Signore Dio degli Eserciti gli restituirà il corpo come nuovo con intestini restaurati. E lo dichiarano anche i sette fratelli maccabei che i sicari di Antioco IV mettono a morte. E qualcosa dice anche la loro afflitta maman.
Si cambia. Contrordine compagni!: si entra nel Regno dei Cieli!
Anche il libro di Daniele, scritto nello stesso periodo, annuncia la lieta novella che non finiremo come larve nello Sheol, che non finiremo come spettri esangui, come i pipistrelli assetati di sangue che incontra Odisseo nell’Oltre, ma che avremo una nuova vita in un nuovo mondo.

Io penso che non ci sia atto di ybris più grande d’immaginare che questa specie derelitta e assassina, che devasta il suo habitat e massacra gli altri viventi, meriti la vita eterna o un’altra forma di vita.
E penso che sia giusto accettare quello che dice – nella Bibbia stessa – Qòelet figlio di David e cioè che noi umani diverremo polvere come gli animali: cinis et nihil e buonanotte ai suonatori!

La storia della vita eterna, dalla prospettiva biblica, quindi, si dipana da Daniele 12 e Maccabei II.
E prima?
Quattro versi del Salmo 23, qualcosa di Isaia e un rumore di ossa scricchiolanti e di femori che recuperano nervi e carne in Ezechiele. Molto poco a dire il vero.
Ricordo di aver letto che a un certo punto della storia egizia, nel periodo chiamato intermedio, cioè nel
Medio Regno, si decise di democratizzare l’immortalità. Prima immortale era solo il faraone, poi i nobili, infine tutti. Todos Caballeros!
Come la caccia in Italia, prima sparavano solo i ricchi, poi la sinistra e i fascisti l’hanno democratizzata e allora il proletariato, libero finalmente di sterminare, ha massacrato tutto.

La vita eterna per il monoteismo biblico è una tarda invenzione: prima non esisteva.
E nel mondo pagano era una cosa da interpretare: c’erano le larve di Odisseo nell’Ade , ma agli Orfici non andava bene e allora si inventarono qualcosa che potesse sopravvivere e fosse eterna. Metempsicosi e roba varia, ed Empedocle e Pitagora seguirono con l’idea di entità trasmigranti dopo la morte. Umane e non umane. Poi venne Platone con la sua Psiche. Insomma l’ego miserabile divenne un’estensione infinita.
Poi arrivarono i Farisei, gli Esseni, il Cristo Gesù, che parlava di vita eterna ma non spiegava un piffero e vacillammo tutti nell’oscuro. Fu vago, il Cristo Gesù, disse che il regno dei giusti splenderà come il sole e che i beati saranno come angeli in cielo. Niente sesso, quindi, altro che le 72 Urì!
Ma nell’ambito biblico nessuno parlava di anima immortale ma di resurrezione dei corpi: cosa che faceva sbellicare dalle risa gli ateniesi. Poi chiarì tutto Paolo di Tarso che se ne venne fuori con l’idea balzana del rapimento in cielo. Finivamo tutti per aria, alla fine del tempo, col Cristo Gesù. Come farfalle svolazzanti: voilà comme les papillons!

Fu più tardi, quindi, che il corpo spirituale di Paolo di Tarso, cioè quello che dovremmo avere dopo la resurrezione, divenne anima immortale. E il colpo di genio fu di Agostino che trasformò il concetto platonico di anima in anima immortale, e da allora abbiamo anima e corpo e una confusione che non ti dico. Agostino disse che tutto passerà ma non tutto sarà consumato. Tutto transiterà attraverso un cambiamento universale. Le qualità corruttibili del mondo bruceranno e quando tutto sarà purificato la terra sarà allora conforme agli uomini che saranno, a loro volta, rinnovati.
Tutto nella “Città di Dio” e chi lo capisce è bravo!

L’autoinganno attraversa tutta l’umana coscienza. È base essenziale e strutturale dell’umano sentire.
L’autoinganno la trapassa e la permea; e origina, è conseguenza, dell’oscillazione nel Nulla.
Della sua mancata accettazione.

Tutti pensavano che la “fine dei tempi” fosse avvenuta da un momento all’altro. Che sarebbe giunta, come afferma Paolo, come un ladro nella notte.
Risultato?
La stiamo ancora aspettando.

Ma arriviamo al punto. Gli Ebrei, deportati, soffrono il loro esilio che comincia nel 597 a. C. nove anni prima che Nabucòdonosor conquisti Gerusalemme. Ciro II cambia tutto. Nel 539 il regno neo babilonese è conquistato. Nel 538 gli ebrei tornano in patria e il tempio di Jahvè, nel 515, è ricostruito.
Dal 445 al 433, sotto Nenia ed Esdra, lo Stato è restaurato politicamente e religiosamente.
Se con gli Assiri e i Babilonesi gli Ebrei erano stati trattati malvagiamente con i Persiani è un’altra cosa.
Ciro è visto come un liberatore. Rientrando in Palestina, la diaspora porta con sé idee nuove.
Queste idee transumano ed appaiono più tardi. E ne Il libro di Enoch, che sembra sia stato scritto tra il terzo secolo a.C. e il primo d.C., fanno capolino nozioni sorprendenti. Il libro di Enoch, che non ha nulla a che fare con l’Enoch che visse – se visse veramente – intorno al 1200 ed è l’uomo giusto di Genesi 5,18-24 che viene rapito in cielo, è una costruzione artificiale che esprime molte idee nuove tra le quali quella
che le anime sembrano destinate a una esistenza eterea come disincarnate entità.
Una cosa strabiliante, che si scontra col pensare ebraico del periodo perché in Daniele e in Maccabei si parla sempre di corpi restaurati e non di anime immateriali.

E non solo: l’Enoch slavonico afferma che gli animali hanno un’anima.
E ancora: che essendo essi più giusti degli uomini non saranno giudicati nel Giorno del Giudizio, ma saranno testimoni dello strazio che hanno subito.
In ducati sonanti: Moby Dick punterà la pinna verso Ahab e lo farà condannare alle fiamme eterne.
L’Enoch slavonico nei capitoli 58 e 59 afferma questo.

La domanda che uno si pone a questo punto è ovvia.
Come è possibile che gli ebrei che avevano un tempio organizzato alla stregua di una macelleria multinazionale (se qualcuno ha dei dubbi sul termine usato legga Levitico 1-1,17) se ne vengono improvvisamente fuori con l’idea che gli animali hanno un‘anima e che nel giorno del giudizio saranno loro a giudicare la malvagità degli uomini e a condannarne una massa sterminata alle fiamme eterne?

La risposta è che certe idee – probabilmente – filtrate dallo zoroastrismo hanno fruttificato.

Zoroastro parlava di anime immortali umane e animali e insegnava che gli animali hanno un’anima come gli umani. Lo zoroastrismo afferma che gli uomini saranno giudicati per quello che hanno fatto agli animali, ma che gli animali non saranno giudicati, perché naturalmente innocenti, ma saranno, invece, testimoni del male subito. E ci spiega che, dopo la loro morte, vivranno un vita beata nei pascoli celesti; e che far male a un animale può dannare un’anima umana.

Chi storce il naso verso politica e religione capisce poco del mondo.
Quello che certe religioni hanno fatto agli animali è semplicemente mostruoso.
Il monoteismo nelle sue tre variazioni è stato tremendo verso il non umano.
Se per esempio l’Iran – allora il regno Sasanide – non fosse stato conquistato dall’Islam e lo zoroastrismo fosse rimasto la religione dominante, non dico che avrebbe risolto lo strazio animale, ma lo avrebbe enormemente limitato. Se il Cristo Gesù avesse mormorato, bisbigliato, sussurrato qualcosa come: “Non fate male a nessuno dei vostri fratelli viventi”avremmo forse avuto i francescani cacciatori? O i devoti cattolici vivisezionatori? Avremmo avuto i torturatori di animali? O 730.000 cacciatori?
Cacciatori e massacratori li avremmo sempre avuti ma in numero estremamente inferiore.

Lo zoroastrismo con la sua visione dualista di due Potenze metafisiche in continuo contrasto tra loro aveva identificato il male fatto agli animali con il volere di un’entità demonica, Ahriman, che aspirava a distruggere la vita e far precipitare tutto ciò che esiste nel Caos primordiale.
Il Dio della luce Ahura Madza voleva, invece, preservare la vita ed era misericordioso verso gli animali.
Ma non con tutti. Neanche Zoroastro capì che l’idea di bruttezza e di orrore sono manifestazioni puramente soggettive. Zoroastro condannò miriadi di esseri viventi al massacro perché aveva identificato – arbitrariamente – i rettili, i rospi, le lucertole, le rane – le povere rane torturate e massacrate per millenni – come esseri che erano, de facto, manifestazione del principio del Male, autentiche incarnazioni di Ahriman.
Le rane che furono associate al dragone satanico Azi-Dahaka fecero la fine dei gatti neri nel medioevo.

Tuttavia questo va detto: lo zoroastrismo aveva concesso agli animali spiragli che Ebraismo, Islam e Cristianesimo invece negarono. Con la presa di Ctesifonte nel 636 d.C. e la vittoria della battaglia di Nihawand nel 642 d.C. da parte di Omar il “Signore dei Credenti” il Regno Sasanide scomparve.
Con la conquista islamica per le bestie discese la notte. Una notte cupa e lunga.

Un esempio?
Il cane per gli zoroastriani era un essere della luce, emanato dallo Spirito Santo, un frammento della Vendidad con lo sguardo purificatore capace di allontanare i demoni, al punto che, durante i funerali, era presente perché si pensava che il suo sguardo decontaminasse l’emanazioni negative del cadavere. Ahura Madza, il Dio del bene, era amico dei cani e degli animali erbivori. Amava le bestie innocenti che non si cibavano di altre bestie: buoi, pecore, vacche. ecc…ma con l’avvento dell’Islam sappiamo cosa è diventato un cane. Il cane è diventato il nulla assoluto al quale puoi fare tutto. Tutto. Un mio amico in Inghilterra ha dei cani che salvò da una cisterna in Arabia Saudita: erano stati murati vivi.

Potevano, quindi, gli ebrei accettare la versione misericordiosa del Libro dei segreti di Enoch dal momento che il loro Dio si dilettava con l’odore delle carne bruciata delle bestie innocenti nel Tempio?
“Sacrificio consumato col fuoco in soave odore al Signore” dice il Levitico.
Via! Non se ne parlava proprio: Enoch doveva sparire perché era contro il commercio della carne.
Era contro il sangue innocente versato. Enoch doveva essere relegato nella pattumiera teologica della storia tra vangeli gnostici, apocalittici folli e pippe varie . E così fu.

Più tardi, da questi brani misericordiosi, da questi frammenti misericordiosi e rarissimi è sorta la cultura dell’animale angelicato. E anche quello è stato un bel vedere e sentire; ed è stata cosa, forse, inevitabile nell’età dell’Acquario, nel tempo della New Age. Agganciandosi all’Enoch slavonico e ad altre interpretazioni di quel tipo, gli animalisti, che volevano salvar la religione e allo stesso tempo gli animali – cioè capri e cavoli – ci fecero capire che erano state dette cose errate riguardo le bestie nelle sacre scritture e che evangelisti e profeti avevano travisato l’amore di Dio per le creature non umane.

L’amore di Dio? Ma ci facciano il santo piacere!
Ma quale Dio? Quello gnostico che il demiurgo ha malamente imitato?
Quello forse si, ma altrimenti quale Dio? Jahvè o Allah?
Via! un po’ di serietà. Queste sono deità antropomorfiche, eminentemente speciste.
A chi si rivolgono allora i gruppi di preghiera animalisti? Con chi blaterano? A chi pregano?
E con quali risultati? Che hanno fatto mai queste divinità per gli animali? Cosa?

Da questi frammenti gnostici ed enochei è sorta la cultura dell’animale angelicato, del Gesù vegetariano, e altre corbellerie di questo tipo. Sono nati profeti e profetesse che hanno stravolto tutto ascoltando voci che gli ronzavano “into a capa” come mosconi impazziti, ed é emersa, dal vuoto del mondo, una cornucopia di ectoplasmi, vibrazioni, essenze, profumi, animali angelici e stronzate varie che si è riversata, come uno strato mieloso, sulle povere bestie. Ed è stata una effervescenza micidiale che ha rovesciato sull’animalismo (un termine odioso) una patina di follia.
Quelli che ci guardano e sono tentati di cambiare – e sono tanti – si spaventano per queste bizzarrie.

Ma, forse, questo epifenomeno magico – pagano è inevitabile. Forse il vudù animalista è cosa imprescindibile. Siamo, dopotutto, il popolo che ha più maghi che preti. Pare che i maghi siano oltre 40.000, i preti circa 32.000 e gli astrologi sono oltre 150.000. Gli italiani che seguono regolarmente gli oroscopi sono 12 milioni e 800.000 e secondo una recente statistica il 31% crede senza riserve in quello che legge. Le spese per la ciarlataneria universale sono immense. Basta vagare per SKY. L’altro giorno sono stato informato che esiste una signora che può leggere i pensieri di un cane residente in Italia dal Canadà. Il pensiero non conosce limiti spaziali, è pura energia, mi è stato spiegato, quindi lo si può leggere da qualsiasi parte del mondo. E così da Enoch siamo passati alle particelle subatomiche, alle dimensioni infinite, agli odori, all’essenze e al Multiuniverso pluridimensionale che con gli animali c’azzecca quanto una minchia tarlata. E poi siamo passati agli animali – angeli, alla ciarlataneria diffusa – e fatta spesso in assoluta buona fede – dell’animale angelicato

Ma gli animali angeli non sono. I miei cari gatti sono spietati massacratori. Ogni mattina trovo i residui della macelleria notturna di poveri topi ragno trucidati e torturati, nella notte, in un gioco infernale.
Fatti a pezzi, ma non divorati. Simpatici saranno i miei gatti, ma angeli sicuramente non sono!
Sono semplicemente esseri viventi che meritano rispetto e vanno difesi.
Meglio lasciar perdere gli angeli, innocenti su questo pianeta sono soltanto gli animali erbivori, e forse neanche loro se è vero che anche le piante soffrono.
L’evoluzione ci ha assemblati come siamo: prendere o lasciare. Questo passa il convento.
Si possono migliorare le cose ma alla fine un lupo resta un lupo, una rosa una rosa e un leone un leone.
Nulla più. Punto a capo.

Ed è bene che gli “estinzionisti” sappiano che in caso di scomparsa dalla terra dell’uomo – una cosa meritatissima per quello che stiamo facendo al pianeta e agli altri esseri viventi – il problema del male e dello strazio non si esaurirebbe ma diventerebbe forse più acuto. Con una soluzione alle “12 scimmie” cioè con l’umanità spedita a vivere nelle viscere sotterranee della terra per un germe mortale sprigionato sulla sua superficie, tutti gli animali, erbivori e innocenti, come le vacche, i buoi le pecore ecc.. sarebbero sterminati dai nuovi predatori. La scomparsa dell’uomo – questo micidiale assassino specista – comporterebbe la totale estinzione di specie pacifiche e di altre meno pacifiche, inclusi i ratti che non potendo vivere degli avanzi nella nostra spazzatura finirebbero col morire di fame. I gatti almeno, in gran parte, sopravviverebbero, e così molti cani. Ma il male non finirebbe sulla terra. Il male – cioè il divorasi l’uno con l’altro, il cannibalismo universale – non cesserebbe mai. Altro che gatti vegani.

In questi giorni ho letto con orrore che un artista portoricano di nome Guillermo Habacuc Vargas, ha lasciato morire di fame e di sete un cane randagio per fare osservare agli “amanti dell’arte” l’agonia di una povera bestia. E questo è avvenuto in Nicaragua nel paese di Ortega, nel paese dei sandinisti e della lotta contro i Contras. E questo è conseguenza di chi usa cadaveri di animali preservati in formaldeide per evidenziare qualcosa d’incomprensibile nella sua arte. Io vivo a pochi chilometri da Damien Hirst, e so di cosa parlo. Se osservate la locandina del prestigioso Turner Prize – in una retrospettiva della Tate Britain che va dal 1884 al 2006 – troverete le immagini considerate “geniali” della vacca e del vitello tagliati a metà e immersi in formaldeide. E se Hirst ha usato animali già morti per le sue opere, sicuramente questo sadico assassino portoricano ha cercato gloria seguendo il suo tracciato, imitandolo e andando ben oltre. E questo è successo in una galleria del Nicaragua, a Managua, e io spero che quest’uomo paghi per quello che ha fatto. E paghi duramente e non a chiacchiere.

Il vero il siqus shomen, non lo Zeus barbuto nel tempio di Jahvè, quel cane morente è l’abominazione della desolazione. Il cane morente sotto gli sguardi degli “amanti dell’arte” è lo scandalo vergognoso.
Il tacere degli amanti della cultura davanti all’abominazione della morte della bestia è l’orrore.

L’abominazione della desolazione non è lo Zeus Olimpico nel Tempio di Gerusalemme ma quello che noi facciamo al non umano. Il siqus shomen è quello che facciamo ai nostri simili, che lasciamo morire di fame, agli animali, ai pesci, agli alberi, alle piante.

Leggendo un libro di Dominique Lapierre, “Mille soli, che raccoglie interviste fatte a uomini grandi e sconosciuti, ho scoperto che un francese di origine italiana, Raphäel Matta, è morto, nel 1959, difendendo elefanti, rinoceronti, antilopi, coccodrilli e altri animali minacciati dai bracconieri in una riserva africana della Costa d’Avorio.
Raphäel Matta aveva lasciato tutto ed era partito con la moglie, una ex indossatrice di Dior abituata agli agi e al lusso, e con i due figlioletti per difendere gli animali in questa lontana riserva, seguendo la massima di Roger Heim: “la scomparsa di una giraffa è altrettanto grave dell’uccisione di un uomo o lo sfregio a un quadro di Raffello”. E aveva difeso gli animali della foresta con un gruppo di coraggiosi seguaci armati per essere poi ucciso dai cacciatori e dai bracconieri locali.

Facendo ricerche sulle balene ho anche letto che per difendere gli odontoceti e i misticeti la Sea Shepherd Conservation Group di Paul Watson ha letteralmente affondato alcune baleniere.
Ha mandato a picco la Nybraena, a Reine, presso le Isole Lofoten, la Senet, nel 1994, nel porto di Fredricksberg, e ha affondato la Modrid, nel 1998. Ha seriamente danneggiata la Erin – Toril e mandato a fondo la Williassen Senior, una nave dannata, nel 2007, presso Svolvaer nel Westfjord. Ha attaccato numerose baleniere danneggiandole. Le ha spietatamente assalite. Le balene venivano arpionate e massacrate da proiettili ad alta potenza, che provocavano una straziante agonia e Paul Watson ha usato violenza, nei limiti del possibile, per difenderle.

Queste sono le vere battaglie.

Le battaglie vanno bene tutte: dalle operazioni alla Paul Watson fino a quelle di SPEAK.
E determinante è anche la lotta parlamentare.
E fondamentale è la nascita di un movimento politico Verde – Animalista – che assorba molte nozioni dell’antipolitica (che antipolitica non è ma è politica) e della politica valida. L’animalismo deve diventare una forza compatta non un assemblaggio di gruppi settari. Deve trovare un’anima compattandosi e lottando. Deve diventare politico e spietato. Deve finirla con gli ectoplasmi, i gruppi di preghiera, le pippe delle anime belle e le insulse lotte intestine tra vegetariani e vegani. Deve finirla con l’odiosa stupidaggine di consegnare patentini di animalismo al mondo intero alienando e limitando l’enorme potenziale di forza che possiede ma che sembra non capire di avere.

Paolo Ricci.

9 – 11 – 2007