di Franco Libero Manco
I DANNI DI S. PAOLO E DI S. AGOSTINO AL CRISTIANESIMO
La storia del cattolicesimo appare caratterizzata da fondamentali contraddizioni di ordine dottrinale dovuti all’insegnamento di S. Paolo che ha spostato l’attenzione dell’insegnamento di Gesù e degli Apostoli sulla propria filosofia al punto che oggi sarebbe giusto parlare di chiesa paolina più che di chiesa cristiana. Dell’ austerità dei costumi, della povertà, dell’umiltà, della mitezza, della tolleranza, di cui parlavano Gesù e le prime comunità cristiane, non è rimasto nulla nella Chiesa cattolica rivelatasi nel corso di due millenni guerrafondaia, ricca, potente, ingiusta e intollerante.
Ma quali sono state le cause che hanno emarginato il cristianesimo originale degli Apostoli istruiti direttamente da Gesù? Per rispondere a questa domanda è necessario fare una breve cronistoria della figura di Paolo di Tarso il quale, giudeo e collaborazionista dei romani, al punto da latinizzare il proprio nome in Saul, dopo aver perseguitato per anni i primi cristiani si convertì al cristianesimo 35 anni dopo la morte di Cristo. Paolo, nonostante non avesse conosciuto Gesù, in virtù della sua buona cultura e della sua retorica, riuscì a far prevalere la propria personale visione del cristianesimo e la propria dottrina, impregnata di cultura ebraica e culti pagani, su quella delle prime comunità cristiane che si stavano a fatica organizzando. Paolo iniziò la predicazione senza prepararsi in alcun modo e senza mai consultare le comunità cristiane guidate dagli Apostoli, anzi con queste spesso entrò in contrasto verbale ed arrivò anche ad accusare lo stesso Pietro di ipocrisia (Gal 2,11-14). Né si lasciò mai correggere, al contrario, Paolo parlava di rivelazioni proprie e si oppose in modo minaccioso alle rivelazioni dello Spirito delle prime comunità che potevano mettere in discussione i suoi insegnamenti. Disse che la sua ignoranza in merito all’istruzione diretta di Gesù per lui aveva poca importanza.
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